Ezio Migotto

Chi era Ezio ?

Per capire meglio la sua figura ci viene in aiuto un testo scritto dal suo amico Piero BOZ del 2013, pubblicato su Le Alpi Venete, che riportiamo di seguito:

Il 6 luglio 2013 è mancato, improvvisamente, a 64 anni, l'amico Ezio Migotto.

Con lui, in montagna, ho vissuto tanti momenti belli ed intensi, ma talvolta anche esperienze drammatiche. Avendo qualche anno più di lui, me lo ricordo giovanissimo quando cominciò a fare il boy scout, un volontariato che Ezio mantenne in maniera esemplare fino alla fine dei suoi giorni.

La sua carriera alpinistica inizia a 17 anni con la salita del Campanile di Val Montanaia come allievo della Scuola di Alpinismo della sezione pordenonese del CAI. Dopo numerose uscite sulle cime dei Monfalconi e degli Spalti di Toro, si sente pronto per affrontare difficoltà ancora maggiori e lo dimostra compiendo una "cavalcata" sulle ardite pareti del Brenta, della Civetta, delle Lavaredo, delle Tofane, delle Alpi Giulie, del Badile e del Cengalo, superando le classiche più difficili del momento. In breve tempo diventa personaggio di punta dell'alpinismo pordenonese e non solo. Ritorna spesso nelle Dolomiti d'Oltrepiave e nel giro di pochi anni apre numerose vie di qualsiasi grado di difficoltà, risolvendo tanti problemi alpinistici allora esistenti in un'attività esplorativa di grande rilievo. Il suo è stato un alpinismo spontaneo, non agonistico, nato dalla passione e dalla curiosità piuttosto che dall'ambizione di primeggiare.

Nel 1972 partecipa ad una spedizione nel gruppo del Lazistan (Turchia) salendo alcune vette inviolate e compiendo numerosi itinerari nuovi e difficili. Nel frattempo, senza trascurare la montagna, si laurea e intraprende la professione d'insegnante nelle scuole superiori.

Il 2 novembre 1976, durante un allenamento nella palestra di Dardago, è vittima di un grave incidente; si frattura un femore e, nonostante importanti interventi chirurgici, rimane claudicante. A questo punto le sue aspirazioni alpinistiche e i suoi grandi progetti svaniscono, ma non svanisce il suo grande amore per la montagna.

Seppure menomato, continua a salire senza sosta, percorrendo le cime del Col Nudo-Cavallo, del Raut-Resettum e continua ad esplorare gli angoli dolomitici più reconditi che stanno attorno al rifugio Pordenone. 

Ma la sfortuna gli è ancora una volta matrigna: nel 1978 sulla Croda Rossa D' Ampezzo frana il sentiero sotto i suoi piedi e precipita in una scarpata di sfasciumi; subisce numerose fratture tra le quali una grave ad un ginocchio, cosicché le sue condizioni motorie peggiorano sensibilmente. Ezio però non molla e, come una vera forza della natura, caricato da una forza interiore ancora maggiore, continua a salire le vette, tant'è che il 14 giugno del 1981, nelle "sue condizioni", scala in giornata la Cima dei Preti superando un dislivello di ben 2.000 metri. La sua avventura alpinistica continua incessante fino al 1991, quando sopraggiunte complicanze deambulanti lo costringono, suo malgrado, ad arrendersi alpinisticamente.

Ezio era una persona di grande fede cristiana che però non esibiva, una fiducia in Dio che lo ha accompagnato ed aiutato nel superare i tanti periodi sfortunati della Sua intensa esistenza terrena: " ... la montagna- era solito dire mi dà emozioni e sensazioni tali da farmi sentire più vicino a Dio ... ".

Dopo una salita in solitaria esclamava felice:" la montagna è vita".

 

Piero Boz(tratto da Le Alpi Venete n.02 anno 2013)

Se vuoi conoscere ancora di più sulla su Ezio, puoi visitare la pagina del sito della Fondazione.