Una montagna
da scoprire

Una manifestazione alpinistica "diffusa"

alla scoperta  delle Dolomiti Friulane
e di Ezio Migotto, un uomo che ha amato esplorarle

Benvenuto

Fondazione Ezio Migotto, Club Alpino Italiano - sezione di Pordenone ed AGESCI - FVG ti invitano ad

una manifestazione alpinistica diffusa che porti alla riscoperta delle Dolomiti Friulane, un bellissimo ed unico territorio, che magari già conosci, ma che ora hai la possibilità di vivere con occhi diversi.

Le 25 vie che ti proponiamo sono state aperte da una persona molto ricca ed intensa che ha percorso queste creste con uno spirito particolare:  Ezio Migotto

Ringraziamo Marco Milanese di avere aderito all'iniziativa.

Sarà uno dei nostri!!

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"Una montagna da scoprire..." è una manifestazione alpinistica diffusa nella quale alcune cordate CAI, AGESCI e di chiunque altro abbia piacere di partecipare, con competenze adatte, avranno il compito di rivivere le piccole/grandi avventure di Ezio Migotto, scegliendo in autonomia quali vie, tra le 25 proposte, e quando ripercorrerle.

Questa particolare riesplorazione sarà uno degli eventi speciali che abbiamo scelto di realizzare per celebrare il decennale della scomparsa di Ezio.

Ci auguriamo che tu voglia unirti al gruppo di alpinisti che riesploreranno le Dolomiti Friulane seguendo le vie di Ezio.

La manifestazione si compone di 6 mosse!

1 - Scegliere una via (adatta al proprio livello) tra le relazioni prodotte

Su "Le Alpi Venete", nel corso degli anni, sono state pubblicate 25 relazioni delle vie nuove che Ezio ed i suoi amici hanno aperto sulle Dolomiti Friulane (ringraziamo Diego Stivella del CAI-Sezione di Pordenone per il preziosissimo lavoro di ricerca).
Leggi con attenzione le relazioni descrittive delle vie che troverai di seguito. Pensando alle capacità della tua cordata e ai propri interessi (vie più tecniche o vie più esplorative), identifica la via che potresti ripercorrere nel corso di questa estate 2023.

2 - Iscrivere la propria cordata alla manifestazione (preferibilmente aprile '23, ma anche dopo)

Nel sito troverai uno specifico form: aderire non è assolutamente vincolante ed è completamente gratuito. L'iscrizione sarà preferibilmente nel mese di aprile, anche se è comunque possibile inserirsi a manifestazione avviata, lungo tutta la stagione estiva 2023, purché la via venga percorsa entro fine settembre.

3 - Partecipare all'avvio della manifestazione (05 maggio '23 h 20.30)

Dopo l’iscrizione avremmo piacere di incontrare tutte le cordate ad un incontro che sancirà l’inizio ufficiale della manifestazione che si terrà presso la sede del Club Alpino Italiano – Sezione di Pordenone il 5 maggio p.v. alle ore 20.30

4 - Studiare e ripercorrere la via (estate '23).

Ad ognuno la propria strategia su come prepararsi alla ripetizione: quanto allenarsi, quanto studiare e se fare o meno sopralluoghi di analisi del territorio, tenendo conto del fatto che sono passati molti anni dalla pubblicazione delle relazioni.
Alcune vie si muovono vicino a percorsi consolidati altre in zone particolarmente poco frequentate. Ad ognuno secondo le proprie inclinazioni e capacità.

Infine, ogni cordata è libera di decidere quando effettuare la salita, purché entro la fine di settembre 2023 (prima del Convegno).

5 - Raccontare la propria esperienza (Convegno ai primi di ottobre '23).

La tua e le altre esperienze vissute troveranno uno spazio dove poter essere raccontate e condivise insieme agli altri.
Ai primi di Ottobre, presso la Base scout di Andreis (una struttura voluta e creata da Ezio) si terrà un convegno sull’importanza della montagna nella crescita delle persone. Insieme agli interventi di varia natura ci sarà un’importante spazio apposito dove porteremo l’esperienza degli alpinisti che, come te, avranno detto "si" alla proposta di ri-scoperta delle montagne di Ezio.

Durante questo Convegno sarà festeggiata la conclusione della manifestazione.

6 - Una richiesta speciale

Abbiamo una richiesta speciale, non obbligatoria, a cui teniamo particolarmente.

Hai scelto una via? Ti chiediamo di incontrare le persone che hanno compiuto, insieme ad Ezio, quella salita.

Crediamo infatti che ogni avventura alpinistica (piccola o grande che sia) sia prima di tutto un’esperienza umana.

In questo modo ne sapresti di più non solo della storia di quel giorno, ma anche della figura di Ezio e del suo stile di affrontare la montagna e la vita.

I riferimenti da contattare li fornirà l'organizzazione alle singole cordate, dopo la scelta della via.

Le vie di Ezio

Di seguito troverai le 25 vie nuove di cui abbiamo traccia grazie alla pubblicazione avvenuta su Le Alpi Venete. Ringraziamo ancora una volta il preziosissimo contributo di Diego Stivella del CAI - Sezione di Pordenone per il paziente lavoro di ricerca.

Alcune vie sono più difficili e con un carattere più tecnico, legate al periodo giovanile. Altre, legate al periodo adulto dopo i numerosi incidenti, hanno un carattere più esplorativo su cime minori (addirittura probabili prime salite di cime senza nome con proposta di toponimo).

A voi la scelta in base alle vostre capacità, competenze e desiderio di avventura. Chiaramente non sappiamo minimamente in che condizioni versino. Di alcune, le più tecniche, siamo a conoscenza di ripetizioni, ma nulla di più.

I due numeri con carattere rosso sono dei nuovi inserimenti (avvenuti il 23 maggio) di vie che ci sono state segnalate successivamente all'apertura della manifestazione.

"Secondo me, Ezio era una montagna."

Lo era perché quand’ero piccola lo vedevo torreggiare su di me senza tuttavia farmi sentire schiacciata o intimidita; lo era per il suo fisico robusto e infaticabile - “una roccia” si direbbe da queste parti - e soprattutto lo era perché la montagna era il luogo del suo cuore, dove si sentiva a suo agio e dava il meglio di se stesso, come scout e come alpinista.

Erica Martin(da "Il Notiziario" n.43 - semestrale della Sezione CAI di Pordenone - pg.37)

Dal 1971 al 1978

0

CAMPANILE PORDENONE m, spigolo nord - Ezio Migotto e Giovanni Lucacci (Sez. Pordenone), 31 agosto 1969

II, III – ore 1.30.

Da Forc. della Croda (v. 2.26.) si traversa per cenge la base della parete E del Campanile e per un canalone ci si porta a Forc. Cecilia (tratti di II). Da questa, proprio sotto lo spigolo N del campanile, si va a d. per cengia per 30 m, poi su per 7-8 m fino ad un comodo terrazzino. Da questo si traversa a d. per alcuni metri (III; esposto) e per una successiva paretina si giunge ad una cengia ed in breve allo spigolo N. Tenendosi costantem. sul filo dello spigolo (III) si arriva in vetta con due tiri di corda. - II e III; ore 1.30 dal Biv. Perugini.

II, III – ore 1.30.


Pubblicazione A. e C. Berti (1982) - Dolomiti Orientali vol.II: pag. 176

1

CIMA TORO 2355 m, da Sud Est - Ezio Migotto, Renzo Buttignol, Dino Ulian e Gianni Martin (Sez. Pordenone), 4 luglio 1971.

Disl. c. 400 m; IV, V, V+; ore 5.

Attacco quasi al centro della parete Sud-Est in corrispondenza di quel camino giallo e profondo in parte strapiombante che, partendo dalle ghiaie, porta alla prima cengia (om.). Si sale per questo, sul labbro d. fino ad un comodo terrazzino (15 m; III). Si supera il sovrastante strapiombo (masso incastrato) o all'interno attraverso un foro o all'esterno, e si continua per il camino fin dove esso termina (IV). Si esce allora per uno stretto foro (ch.) e superato uno strapiombo (V; 2 ch.) ci si riporta nuovam. nel camino, ora fac. fino alla prima cengia. Si traversa qualche metro a d. sino ad un evidente spigolo. Su per questo (IV; 2 ch.) alla seconda cengia. Si traversa qualche metro a sin. fino ad una grande nicchia gialla visibile dal basso. Si supera verso d. una placca gialla e friabile (ch.). poi su direttam. (IV+; ch.) e si arriva in vista di alcune zolle d'erba. Si traversa a sin. per qualche metro, poi su diritti alla base di un evidente diedro giallo. Lo si supera (IV) giungendo così alla base di un altro diedro grigio (ottimo posto di sosta; 2 ch. di ass.). Lo si risale con difficoltà brevi ma sostenute, prima nel mezzo (chiodi) poi sulla parete di d. per rientrare verso sin. in un camino (V+). Superato il camino (III) si arriva ad una cresta baranciosa e di qui in breve alla terza cengia. Si prosegue per il fac. camino sullo spigolo (tratto in comune con la Via Silvestrin-Onofri) e si giunge alla quarta cengia. Di qui si attacca il pilastrino proprio sulla continuazione dello spigolo salendo diritti per 3 o 4 m e poi traversando a d. per 6 o 7 m finché si può salire fin sotto un piccolo diedro (IV; ch.). Su direttamente (IV; ch.) oppure attraversando verso d. e poi su diritti, con minore difficoltà si giunge così alle fac. rocce che in breve conducono sulla cresta. Seguendo questa in pochi minuti si arriva in cima.

Disl. c. 400 m; IV, V, V+; ore 5.


Pubblicazione "Le Alpi Venete": primavera estate 1975, pag. 79, rubrica: Nuove Ascensioni

2

MONTE PRAMAGGIORE 2479 m, per parete Ovest - Dino Ulian, Mario Danelon e Ezio Migotto (Sez. Pordenone), 29 agosto 1971.

Disl. 220 m; 1 ch. più 2 di sosta (tutti levati); III con pass. IV e IV+; ore 2,30. 

Attacco sulla perpendicolare del diedro che scende dalla cresta immediat. a sin. del pilastro sommitale. Si risalgono ghiaie e fac. gradoni mirando ad evidenti placche gialle. A d. di queste qualche metro fino a raggiungere la base di una fessura grigia (om.). La si sale fino a raggiungere una cengia (III). Si traversa pochi metri a sin. e si supera a d. un corto camino fac. Si prosegue direttam. per fac. placche grigie e compatte mirando ad una fessura gialla alla base e leggerm. strapiombante, obliqua verso d. La si supera (6 m; IV+; ch.) e si continua per altri 10 m per roccia ottima (III) fino ad un buon punto di sosta. Si prosegue per una evidente fessura-diedro obliqua a sin. che incide una zona a placche (III) fino ad un terrazzino; qui la fessura si restringe. La si sale per c. 10 m su roccia liscia e compatta. si traversa a d. pochi metri entrando nel diedro che porta in vetta (40 m; III). Si supera il diedro lino ad uscirne in cresta vicino all'om. della cima (30 m; III); uscita finale (8 m; IV).

Disl. 220 m; 1 ch. più 2 di sosta (tutti levati); III con pass. IV e IV+; ore 2,30.


Pubblicazione "Le Alpi Venete": primavera estate 1975, pag. 77, rubrica: Nuove Ascensioni

3

CRODA CIMOLIANA 2405 m, per pilastro Sud Ovest - Ezio Migotto, Mario Danelon. e Piero Boz (Sez. Pordenone), 18 luglio 1972.

Disl. 350 m; III e IV; ore 4. 

La parete O della Croda Cimoliana è costituita da due evidenti pilastri separati fra loro da un canale lungo il quale sale la Via Piaz; la via supera il pilastro di d. L'attacco è al centro del pilastro (om.). Su diritti 45 m per rocce grigie ed articola te (II e III) giungendo alla prima grande cengia che fascia tutta la parete O. Si continua direttam. per il camino soprastante (45 m; III) giungendo alla seconda grande cengia. Si sale obliquam. verso d. una parete grigia (40 m; III) giungendo ad un terrazzo detritico. Su direttam. pochi metri fino a portarsi sotto rocce rosse e leggerm. strapiombanti (om.). Si supera un piccolo strapiombo (IV+; 1 ch.) e si continua per il successivo fac. canale (II) che porta alla quarta grande cengia sotto rocce rosse e strapiombanti. Si traversa allora c. 30 m a d. fin sotto un evidente camino. Si entra nel camino superando una piccola parete, lo si sale per alcuni metri, si traversa a d. appena possibile e poi su per una parete friabile e delicata (III+) rientrando nel precedente camino ora trasformatosi in canale (40 m dalla cengia). È possibile anche continuare diritti per il camino superando uno strapiombo sulla sin. con difficoltà più sostenute. Si risale il canale (II; 30 m) che successivam. si trasforma in un camino superficiale e molto friabile. Lo si segue per alcuni metri poi si traversa a sin. guadagnando un terrazzo ghiaioso (30 m; III+). Si rimonta la conca ghiaiosa sovrastante giungendo ad una forcelletta dalla quale tenendosi a sin. di uno spigolo si perviene per rocce più solide alla cresta terminale che porta alla vetta.

Disl. 350 m; III e IV; ore 4. 


Pubblicazione "Le Alpi Venete": primavera estate 1975, pag. 78, rubrica: Nuove Ascensioni

4

CAMPANILE GAMBET 2023 m, per Parete e Gran Diedro Nord - Ezio Migotto, Gianni Martin e Gino Scaramuzza (Sez. Pordenone), 20 maggio 1973.

Disl. 550 m; III e IV; ore 5. 

La via sale luogo la parete N del camp. avendo come direttrice il gran diedro grigio che la solca nella sua parte terminale. comprendendo anche i salti basali baranciosi e un po' friabili. L'attacco è proprio sulla verticale del diedro. Vi si giunge portandosi fin sollo le rocce della parete N e traversando poi a sin. fino ad una cresta baranciosa (c. ore 1 dal Rif. Pordenone; 20 min. da V. Meluzzo). Si segue la cresta fino al suo termine, salendo per dossi in un intrico di mughi e per fac. salti di roccia. Si traversa a d. fino all'estremità di una conca ghiaiosa e per fac. salti e sfasciumi (l) ad un largo cengione. Percorrere il cengione sempre verso d. fino all'altezza di una fac. gola che si risale dapprima all'interno e poi sulla parete di sin. giungendo ad una cengia alla base del salto di rocce che delimita inferiorm. Il gran diedro (II, un po' friabile). Ci si porta allora, traversando a sin., sulla direttrice del diedro puntando ad un evidente caminetto (II; punto di sosta alla base). Ci si tiene a sin. del caminetto, si supera una fessura (III) e si giunge ad una cengia; da qui salendo una parete fessurata (IV poi III) si perviene al diedro vero e proprio. Il diedro, molto aperto, presenta alla sua origine una larga fessura; si sale per questa alcuni metri (IV) ed appena possibile si piega sulla parete d. (III) fino ad arrivare ad una larga cengia (ch. di sosta, lasciato). Sempre su diritti nella fessura di fondo del diedro (III ) fino ad altra cengia. Caratteristica di questa parete-diedro è di essere strutturata a scalinata. Continuare sempre nel fondo del diedro per una fessura molto bella (IV; un ch., lasciato) e seguendo altri due caminetti (III) si giunge ad un 'altra cengia. Si supera un'altra fessura all'interno del diedro (III +) e dove essa diviene liscia ed un po' strapiombante è necessario portarsi sulla parete di d. che si sale direttam. (IV; un ch., lasciato) giungendo alle fac. rocce e sfasciumi che portano in breve alla cresta del camp. ed in cima.

Disl. 550 m; III e IV; ore 5. 


Pubblicazione "Le Alpi Venete": primavera estate 1975, pag. 77 - 78, rubrica: Nuove Ascensioni

5

CIMA MELUZZO 2160 m, per Parete Sud-Est - Ezio Migotto e Gianni Martin (Sez. Pordenone), 6 ottobre 1973.

Disl. 250 m; da III a VI con 1 pass. A1; 23 ch. e 1 cuneo (tutti lasciati) più 10 ch. e 1 cuneo di sosta (tolti 7 ch.); ore 8. 

Osservando dall'inizfo della V. Monfalcon di Cimoliana la parete SE di C. Meluzzo si nota che essa è interam. percorsa nel centro da una evidente riga nera che nella parte alta si trasforma in un caratteristico diedro, che è la direttrice ideale della nuova via. La grande cengia d 'attacco che fascia alla base tutta la. parete SE si raggiunge dalla V. Montanaia seguendo l'itin. Blanchini-Micoli. Si percorre la cengia per oltre 2/3 fino alla caratteristica fascia di rocce gialle e strapiombanti, segnata da due linee di tetti; una a c. 30 m di altezza e poco marcata, l'altra a c. 70 m e ben più prominente. L'attacco è situato sul margine sin. delle rocce gialle. Si sale prima verticalm. poi obliquam. un po' verso d. fino a raggiungere un buon terrazzino (IV+ e III; 2 ch. sosta). Continuando diritti pochi metri si giunge sotto la prima fascia di strapiombi che si supera sulla d. nel punto di minor resistenza (IV e V+; 2 ch.). Appena sopra lo strapiombo si piega alcuni metri a d. e si raggiunge quella ben evidente fessura-diedro che permette di arrivare fin sotto la seconda fascia di strapiombi (IV e V; 2 ch.). Si segue interam. la fessura-diedro (V e V+; 4 ch.; posto di sosta dopo pochi metri; I ch. e 1 cuneo di fermata) e dove essa termina si piega leggerm. a d. superando poi direttam. una esile fessurina e lo strapiombo grigio sovrastante uscendo su rocce più fac. che in breve adducono ad un ottimo terrazzino (VI-, A1, IV; 5 ch. e 1 cuneo). Comincia qui la caratteristica zona grigia a placche. Obliquando a sin. si raggiunge con un tiro di corda la base di un evidente diedro grigio (V, IV+ e III; 2 ch.) che si sale qualche metro per poi traversare orizzontalm. a sin. fino a rocce più articolate che portano ad una cengia ghiaosa (IV; 1 ch.). Si segue verso d. la cengia per c. 25 m; si supera una corta fessura all'inizio strapiombante (IV) giungendo ad un'altra cengia ghiaiosa che si percorre verso sin. fin quando è possibile salire diritti per rocce articolate (III) fino ad un'altra cengia con mugo sulla sin. Si vince il piccolo strapiombo che sovrasta la cengia c. 15 m a d. del mugo e per rocce più fac. in breve ad un'altra cengia con mughi (V, III e II; 1 ch.). Seguendo la cengia verso sin. per c. 20 m e, superato un breve caminetto giallo (III; punto di incontro con la Via Agnolin). si arriva alla base del diedro che caratterizza il tratto terminale della parete. Si sale il diedro (V e V+; 3 ch.) e, continuando diritti lungo il camino successivo (III; I ch.), si arriva ad una cengia ghiaiosa che si segue verso sin. fino ad un mugo dal quale per fac. rocce in breve alla vetta.

Disl. 250 m; da III a VI con 1 pass. A1; 23 ch. e 1 cuneo (tutti lasciati) più 10 ch. e 1 cuneo di sosta (tolti 7 ch.); ore 8.


Pubblicazione "Le Alpi Venete": primavera estate 1975, pag. 79, rubrica: Nuove Ascensioni 

6

PALA GRANDE 2387 m, per il Secondo Diedro Nord Est - Ezio Migotto e Luca Zuccolo (Sez. Pordenone), 4 novembre 1973.

Disl. 300 m; da III+ a IV+; ore 4.

La parete NE della Pala Grande è caratterizzata da due evidenti diedri; il primo che si incontra salendo il canalone che porta a Forc. Pia, è percorso dalla Via Danelon-Agnolin; il secondo, formato dall'incontro di due lisce pareti, dalla nuova via. Si segue il canalone che porta a Forc. Pia fino all'altezza del secondo diedro (c. 150 m). Si raggiunge l 'inizio della fessura-camino che solca il fondo del diedro, superando lo zoccolo basale fac. di circa 70 m (I e II). Si segue integralm. la fessura-camino fino ad una grotta sotto grandi strapiombi ben visibili dall'attacco (5 tiri di corda; da III- al IV+; 4 ch.). Si esce a sin. della grotta per una liscia paretina (IV-) raggiungendo una gola ghiaiosa. Si segue la gola fino al suo termine (I; 50 m) e, superata a sin. la sovrastante parete friabile, si raggiunge in breve la cresta e la cima (II e III ; friabile).

Disl. 300 m; da III+ a IV+; ore 4.


Pubblicazione "Le Alpi Venete": primavera estate 1975, pag. 78, rubrica: Nuove Ascensioni

7

CIMA TORO 2355 m, per Cresta Sud-Sud-Est. - Ezio Migotto e Gianni Martin (Sez. di Pordenone), 14 settembre 1974.

Disl. c. 500 m; diff. come da relaz.; ore 6-8; tutti i chiodi usati sono stati lasciati.

La cresta SSE della C. Toro, ben visibile dalla bassa V. Montanaia, dove essa confluisce nella V. Cimoliana, può essere divisa in due tratti; 200 m iniziali con roccia gialla e strapiombante fino alla prima grande cengia con mughi, poi altri c. 250 m più fac. superando torri e spuntoni di cresta fino alla cima. Si attacca al centro dello spigolo-cresta che qui è molto arrotondato nel suo punto più basso in corrispondenza di alcuni gradinetti di roccia. Una fessura biancogiallastra molto obliqua verso d. conduce in pochi metri ad una nicchia poco profonda (IV+). Si esce a d. della nicchia (IV+ ) e si raggiunge un diedro fessurato che si sale per c. 10 m (V), uscendo poi a sin. fino ad un piccolo posto di sosta sul bordo di un altro diedro giallastro (1 pass. A1; V+; 1° p.s.). Si sale il diedro con arrampicata molto divertente fino ad una cengia ghiaiosa (c. 20 m; V). Traversando alcuni metri a d. e superando una paretina (IV) si giunge ad un'altra cengia che si segue verso d. Si supera uno spigolo (2° p.s.) ed ancora facilm. a d. per c. 10 m. Si sale diritti alcuni metri, si traversa poi orizzontalm. a sin. (IV) e. superato un piccolo strapiombo (IV+), si raggiunge uno spigoletto sulla verticale del p.s. sottostante che dopo pochi metri conduce ad un'altra cengia ghiaiosa. Si segue la cengia per c. 10-15 m a sin. giungendo ad un p.s. magnifico e sicuro, chiuso in alto e in basso da tetti che ne fanno per la sua arditezza un “nido d'aquila” con panorama magnifico su V. Montanaia e V. Meluzzo (3° p.s.). Si supera direttam. il soffitto della cengia e si punta all'altro grosso tetto triangolare posto c. 15 m più in alto. Si esce a sin. di detto tetto e continuando diritti ad un'altra piccola cengia (A2; 4° p.s. pochi metri a d. sulla verticale dello spigolo). Si continua diritti fino ad un piccolo pulpito grigio (A1; VI-). Si traversa alcuni metri a sin. e, superando una bella·placca grigia (V), si esce in una comoda cengia (5° p.s.). Si traversa a sin. per c. 15 m seguendo la cengia e, superato uno strapiombo grigio (V), si esce su rocce più fac. (Ill) fino ad una conca ghiaiosa (6° p.s.). Un camino obliquante a d. (Il, III) conduce di nuovo sulla verticale dello spigolo (7° p.s.). Su direttam. per rocce all'inizio diff. (IV-), poi più facilm. ed in breve alla prima grande cengia con mughi (8* p.s.). Traversare c. 40 m a sin., aggirando uno spigolo. Salire per un fac. canale (I, II) e con divertente arrampicata (2 tiri di corda) si raggiunge la forcelletta fra la prima torre di cresta e la continuazione della cresta stessa. Su diritti per la parete sovrastante fino ad un buon punto di sosta all'inizio di un caminetto (IV). Il camino (III-) conduce in breve ad una grande cengia con mughi. Si continua sulla d. della cresta per un camino (om. alla base; II, III). Il camino termina sul filo della cresta; la si segue ed in tre tiri si giunge alla terza grande cengia (I, Il). Per un fac. camino (I, Il; 60 m) alla quarta cengia. Si continua diritti per il pilastrino soprastante (35 m; IV) e con al tri due fac. tiri {I, Il) alla cresta terminale che porta alla cima.

Disl. c. 500 m; diff. come da relaz.; ore 6-8; tutti i chiodi usati sono stati lasciati.


Pubblicazione "Le Alpi Venete": primavera estate 1978, pag. 90 - 91, rubrica:  Nuove Ascensioni

7 bis

MONFALCON DI MONTANAIA 2548 m, per spigolo sud-ovest variante integrale Via Herberg-Altamura, Enrico Collot e Ezio Migotto (Sezione di Pordenone), 29 settembre 1974

Variante. Da II a IV+; ore 3 fino in vetta

L'it. segue integralm. lo spigolo, raccordandosi a circa metà altezza con la Via Herberg-Altamura. - Attacco sulla verticale di un evidente e caratteristico diedro grigio, qualche metro a sin. di una piccola nicchia (om.). Fac. rocce (40 m; Il) conducono all'inizio del diedro vero e proprio che presenta nel fondo una larga fessura. Si segue interam. il diedro per c. 50 m su roccia solida e compatta (IV e IV+; 4 ch., tolti). Dalla piattaforma dove esso termina, si supera direttam. la soprastante paretina, si poggia un po' a sin., proseguendo poi diritti per pochi metri e infine rientrando a d. in un camino molto aperto. Si sale ancora verticalm. per alcuni metri, poi di nuovo obliquam. a sin. puntando alla base di un camino appena a d. di un caratteristico grande pinnacolo (IV; 2 ch., tolti). Il camino, alto c. 20 m, conduce ad uno spiazzo ghiaioso (III). Si traversa per una cengia ghiaiosa a d. a raggiungere lo spigolo che si segue tenendosi sul suo lato sin., traversando su cengette e fac. rocce. Infine si risale un caminetto e si ritorna sul filo dello spigolo in corrispondenza di una piattaforma (I e Il), dove si raggiunge la Via Herberg-Altamura (om.). - Da II a IV; ore 3 fino in vetta.

Variante. Da II a IV+; ore 3 fino in vetta


Pubblicazione A. e C. Berti (1982) - Dolomiti Orientali vol.II: pag. 164

8

PALA GRANDE 2387 m, per il terzo diedro Est - Ezio Migotto e Enrico Collot (Sez. Pordenone), 28 giugno 1975.

Disl. 350 m; 10 ch. e 9 cunei (tutti lasciati) più 9 ch. e 1 cuneo di sosta (lasciati 7 ed il cuneo); da III a V+; ore 8.

La parete della Pala Grande che incombe sul canalone che ·porta a Forc. Pia in versante V. Montanaia (ENE) è caratterizzata da tre evidenti diedri. La nuova via supera il diedro più a d., regolarissimo, leggerm. strapiombante e chiuso in alto da grandi tetti. Si segue il canalone sopradetto per c. 150 m fin sulla verticale del diedro. Si salgono fac. roccette (70 m; I e II) fino ad una conca ghiaiosa (si è alla base del secondo diedro, tratto in comune con la Via Migotto-Zuccolo allo stesso). Si obliqua a d. per una rampa (30 m; II) e si raggiunge l'origine del terzo diedro (p.s. 2 ch.). Su quindi diritti 30 m (III e IV; l ch.; p.s.); si continua per il diedro ora regolarissimo e con magnifica arrampicata, superando due strapiombi, si raggiunge un piccolo posto di sosta (35 m; V+; 4 cunei, 4 ch.; p.s. l ch.). Altri 25 m conducono ad un comodo posto di sosta (V e V+; 2 cunei, 2 ch.; p.s. 1 cuneo, 1 ch.). Sempre su diritti per il diedro altri 40 m e si è sotto il grande tetto terminale (IV, V e V+ ; 2 cunei, l ch.). Si traversa orizzontalm. a sin. per c. 15 m, poi su diritti pochi metri fino ad un buon punto di sosta (III e IV; 1 ch.; p.s. 1 ch.). Si sale per il diedro soprastante traversando, dove esso termina, a d. e raggiungendo una larga cengia ghiaiosa (III e IV; 1 cuneo, 1 ch.). Piegando un po' a d. e rientrando successivam. a sin. per fac. rocce (l e Il; 80 m) si raggiunge una forcelletta da cui in breve si può salire su una marcata cima che fa parte della cresta della Pala Grande.

Disl. 350 m; 10 ch. e 9 cunei (tutti lasciati) più 9 ch. e 1 cuneo di sosta (lasciati 7 ed il cuneo); da III a V+; ore 8.

Discesa: dalla forcelletta si scende facilm. in versante Rif. Padova fino ad un canalone che porta ad un’evidente cengia ghiaiosa e sabbiosa. Si segue la cengia verso sin. fino ad un crestone che degrada verso V. Cadin. Si segue il filo del crestone fin dove esso è facilm. percorrbiile, si scende poi verso d. per fac. roccette ad un grande canalone (1 ch. per calata da 20 m alla fine). Si attraversa il canalone e lo si risale c. 50 m fino ad un camino. Per il camino c. 30 m e poi verso sin. per rocce articolate alla cengia che fascia la base di P. Pia. Si segue la cengia verso sin. fino a Forc. Pia, dalla quale per il ripido canalone in versante V. Montanaia alle ghiaie basali.

Discesa: I e II; ore 2,30.


Pubblicazione "Le Alpi Venete": primavera estate 1976, pag. 70, rubrica: Nuove Ascensioni

9

PALA GRANDE 2387 m, per perete Est - Ezio Migotto e Luca Zuccolo (Sez. Pordenone), 21 settembre 1975.

Disl. 550 m (fino in vetta); da II a III+; ore 3.

Dalla base della V. Montanaia si notano, nella parte d. della parete E della Pala Grande, tre evidenti torri separate da una gola-camino. La nuova via ha per direttrice questa gola camino e raggiunge la cima della torre di mezzo e poi la vetta principale. Si attacca a sin. della base della gola-camino per un canalone che si segue per c. 100 m (I e II) fino ad una evidente cengia che si percorre verso d. entrando nella suddetta gola-camino. La si segue fin solto l'intaglio fra la torre di mezzo e la torre di destra (200 m; da II a III +). Si prosegue per paretine a sin. c. 50 m (II), poi a d., all'inizio per un camino e poi per parete, giungendo alla base dell'esile punta terminale della torre di mezzo (40 m; III e III+). In breve si sale sulla punta (om.). si ridiscende e continuando per la successiva fac. cresta ghiaiosa ed erbosa ci si congiunge con la Via Danelon-Agnolin e per questa in vetta.

Disl. 550 m (fino in vetta); da II a III+; ore 3.


Pubblicazione "Le Alpi Venete": primavera estate 1976, pag. 70, rubrica: Nuove Ascensioni

10

CIMA OVEST DI BRICA, per Pilastro Ovest - Sisto Degan e Ezio Migotto (Sez. Pordenone), 8 settembre 1974; variante - Sisto Degan, Aldo Zanussi (Sez. di Pordenone), 14 settembre 1978.

Disl. 250 m; ch. 3 di via (lasciati 2) e 5 di sosta (lasciati 2); III e IV con 1 pass. di V-; ore 4.

La via supera il marcato pilastro (ben visibile dai pressi del Rif. Pordenone) che delimita a N il versante O del Nodo di Brica. Dall'alta V. di Guerra, per pendio coperto di mughi, fin sotto le rocce in direzione dello Sperone O del Nodo di Brica. Giunti alla sua base si continua per cengia, in versante O, fino alla base del pilastro (ore 1,40), dove si attacca. 1) Per rocce rotte e friabili, in direzione di un diedro posto sul lato d . ·del pilastro, fino ad un terrazzo (40 m; II poi I). 2) Aggirando a sin. un salto, si raggiunge la base del diedro (30 m; II). 3) Si sale il diedro che poco dopo si trasforma in camino, si evita un tetto a d. e per una fessura si va ad un buon posto di sosta (40 m; prima III, poi IV; 1 ch. di sosta, levato). 4) Dapprima per una fessura a sin. e poi per camino ad altro punto di sosta (30m; III; 1 ch. di sosta, levato). 5) Sempre per il camino ad una grande cengia (25 m; III). 6) Si segue ora uno stretto e profondo camino che si trova sul lato sin. della cengia. Poi si piega a d., per dei blocchi, portandosi sotto delle placche grigie poste a sin. di un grande camino formato dalla parete del 'Pilastro e da un torrione staccato. Sopra il camino un grosso masso incastrato fa da ponte (30 m; III). 7) Superare le placche prima direttam., poi obliquando a sin. fino ad uno spigolo che si segue per qualche metro raggiungendo un terrazzino sulla sinistra (40 m; attacco di V- ; 1 ch.; poi IV e III, 2 ch., 1 levato; sosta con 2 ch., 1 levato). 8) Per canalino si raggiunge il masso incastrato (15 m; II). Sopra il masso incide la parte terminale del pilastro un evidente diedro-camino (ben visibile dal basso). 9) Su per questo fin dove si trasforma in canale (35 m; punto di sosta sulla d. con 1 ch.). 10) Per il canale in vetta al pilastro (20m; I e II).

Disl. 250 m; ch. 3 di via (lasciati 2) e 5 di sosta (lasciati 2); III e IV con 1 pass. di V-; ore 4.


Pubblicazione "Le Alpi Venete": primavera estate 1979, pag. 75, rubrica: Nuove Ascensioni

Dal 1985 al 1988

11

CIMA DI SAN LORENZO 2363 m, da Sud - Ezio Migotto e Luigi Sartor (Sez. Pordenone), 10 settembre 1985 

Disl. c. 450 m: difficoltà come da relazione (I-III); ore 3,30; percorso interessante per la bellezza e varietà dell'ambiente.

Il versante merid. della Cima di S. Lorenzo è costituito da una lunga cresta rocciosa che digrada verso Col Cadorin. La cresta è Formata da quattro evidenti torrioni. Dal Col Cadorin (Sentiero Marini) salendo per mughi e ghiaie ci si porta all'imbocco del canale fra il secondo e quarto torrione. Si sale il canale per c. 2/3, fin quando la parete di d. si mostra accessibile, e la si supera (50 m; III) giungendo alle fac. rocce che formano l'anfiteatro tra la terza e la quarta torre di cresta. Su per queste (I), arrivati ad una larga cengia erbosa, si sale a d. di un camino nero prima per parete, poi per canalini raggiungendo la sommità del terzo torrione (c. 80 m; 1 pass. di III all'inizio, poi II). Il terzo torrione è collegato alle pareti terminali della cima mediante una cresta a tratti erbosa; la si percorre e si attacca direttam. la parete soprastante. Per questa in vetta (100m; III; roccia ottima).

Disl. c. 450 m: difficoltà come da relazione; ore 3,30; percorso interessante per la bellezza e varietà dell'ambiente.


Pubblicazione "Le Alpi Venete": autunno natale 1985, pag. 189 - 190, rubrica: Nuove Ascensioni

12

CIMA GIAEDA 2247 m · Per parete sud-ovest - Luigi Sartor e Ezio Migotto (Sez. Pordenone), 17 agosto 1986.

Disl. c. 700 m; difficoltà come da relaz (III-IV+).; ore 8.

La parete SO di C. Giaeda è incisa nella parte superiore destra da un evidente camino che allargandosi da ultimo in gola conduce alla cresta sommitale. La via, dopo aver superato lo zoccolo basale barancioso di c. 300 m e salito un ripido cadin, arriva alle rocce della parete sommitale della cima. Tenendosi al centro della parete ed obliquando poi verso d. raggiunge il camino terminale per il quale sale in vetta. L'attacco (q. 1530 c.) è situato alla base de l canale che si trova subito a d . del canalone che scende dal profondo intaglio che divide C. Giaeda da C. Vacalizza. Dal Ponte Sandolàr- c. 750 m in V. Cimoliana si segue il sent. che attraverso V. Sandolàr, porta a Forc. Vacalizza fin dove questo, c. a q. 1500, raggiunge il fondo del torr. Aggirati sulla d. dei salti rocciosi, si raggiunge il pendio coperto di mughi che delimita la base della parete e che, seguito verso sin. (NO), porta all'attacco della via (c. ore 3 dalla V. Cimoliana). Fin qui il percorso corrisponde alla relazione Degan-Collot del 18 ottobre 1981 inerente la salita da SO della Vacalizza con la quale l'it. Sartor-Migotto ha in comune i primi 40 m. Segue la relazione tecnica della salita: 1) Salire lungo il canale (40 m; II e III). 2) Traversare a sin. per cengia dapprima rocciosa e poi coperta da erba e mughi fino ad una piattaforma di rocce bianche (100 m; I). 3) Superare la paretina soprastante raggiungendo un terrazzo sull'evidente spigolo (40 m; III -). 4) Tenendosi a sin. dello spigolo si arriva ad una comoda piattaforma (25 m; III). 5) Si segue la spalla baranciosa soprastante ed obliquando verso d. ci si porta sotto una evidente nicchia nera (c. 100 m). 6) Si sale la paretina a sin. della nicchia fino ad una spalla di fitti mughi (40 m; II). 7) La spalla conduce in breve verso sin. ai prati del cadin, che si risale ripidam. fino alle rocce della parete superiore di C. Giaeda. 8) Salire la parete tenendosi prima verso d. e poi obliquando a sin. fino a una cengia erbosa (c. 140 m; II+; cengia della Covarata). 9) Si traversa per la cengia a sin. fino alla base dello spigolo al centro della parete. 10) Su per questo fino ad una cengia spaziosa (100 m; III e IV). 11) Ci si sposta a d. fino a raggiungere facili rocce. 12) Salire tali rocce un po' friabili fino alla base dell'evidente camino che solca la parete sulla d. (80m; II+). 13) Si segue il camino arrivando ad una comoda cengia (40 m; IV). 14) Si continua per il camino fino ad un masso incastrato (30 m; III con un pass. IV +). 15) Ci si sposta pochi metri a sin. della profonda gola e si supera la soprastante parete giungendo alle fac. rocce della cresta sommi tale (40 m; IV e III).

Disl. c. 700 m; difficoltà come da relaz.; ore 8.


Pubblicazione "Le Alpi Venete": autunno natale 1986, pag. 224, rubrica: Nuove Ascensioni

13

TORRE SUD DI CIMA DEI PECOLI c. 2250 m (top. proposto) - prima ascensione -  Per il versante sud (Val Meluzzo) - Ezio Migotto, Silvano Zucchiatti (Sez. Pordenone), 26 agosto 1986.

Difficoltà da I a III ore 3.

La torre si stacca con evidenza dalla parete S della Cima dei Pecoli ed assume, avvicinandosi, contorni sempre più precisi ed isolati. Dai ruderi del Cason dei Pecoli 1363 m si sale per il sent. che porta al Biv. Granzotto Marchi fino al ghiaione che scende dalla Forc. dei Pecoli, si va su per questo ghiaione prendendo successivamente il ramo sin. (d. idrogr.) fino ad una evidente cengia che attraversa la parete SE della Cima dei Pecoli (piccola nicchia gialla all'inizio). Si segue detta cengia attraversando la parete (I) fino ad entrare in una gola che si risale dirett. (I e Il). Al suo termine si traversa a sin. fin sotto lo spigoletto terminale della torre (Il) che si stacca nettamente sul versante S della Cima dei Pecoli. Si sale infine per lo spigolo guadagnando l'appuntita cima (Il e pass. III).

Difficoltà da I a III ore 3.


Pubblicazione "Le Alpi Venete": autunno inverno 1987-1988, pag. 197, rubrica: Nuove Ascensioni / a cura di Fabio Favaretto

14

MUS DI BRICA 2067 m, per cresta nord-ovest - Luigi Sartor e Ezio Migotto (Sez. Pordenone), 14 luglio 1987.

Sviluppo 250 m; difficoltà come da relazione (II-III); ore 2.30; roccia discreta.

Il Mus di Brica è una sottile cresta rocciosa, corrente da SE verso NO, con in alto due colonne; è posto al centro del circo imbutiforme dell'alta Val di Brica. La nuova via inizia all'origine della cresta NO (ore 0.20 dal Cason di Brica, ore 2 dal Rif. Pordenone), supera la verticale parete fessurata posta 3 m a sin. di una nicchia gialla (om. all'attacco), raggiungendo la sottile cresta quasi orizzontale (70 m; III). Dopo 50 m (I) la cresta ridiventa verticale. La via segue il filo della cresta e, quando questa non è più percorribile, le paretine appena a sin. della stessa, raggiungendo l'esile cima (130 m; II e III).

Sviluppo 250 m; difficoltà come da relazione; ore 2.30; roccia discreta.


Pubblicazione "Le Alpi Venete": autunno inverno 1987-1988, pag. 199, rubrica: Nuove Ascensioni / a cura di Fabio Favaretto

15

TORRE CRODON DI BRICA (top. proposto) c. 2200 m, per parete ovest. - Ezio Migotto e Mario Danelon (Sez. Pordenone), 8 agosto 1987.

Sviluppo 360 m; Il; ore 3.

Il Crodon di Brica presenta una evidente anticima (c. 2000 m), che non è descritta nella Guida D.0. Il nè è quotata in tav. IGM. L'anticima è ben individuabile dalla Casera Valmenon (versante settentrionale del monte) in forma di elegante torre separata dalla vetta principale del Crodon da una gola e da un intaglio di c. 50 m; non è stata trovata traccia di om. in vetta. Si propone, data l'evidenza e le caratteristiche singolari della cima, di individuarla con top. proprio. La torre presenta nel versante O soprastante il Cason di Brica una parete piramidale delimitata da due pilastri. La via si svolge lungo tale parete leggerm, concava, esce in cresta e seguendo quest'ultima raggiunge la cima. Dal Cason di Brica, dapprima per mughi e poi per un ghiaioncino, ci si porta all'attacco al centro della parete (om.; ore I). Si sale obliquam. verso d. per c. 20 m per paretine grigie ad una cengia (40 m); si continua diritti per roccette e sfasciumi per altri 100 n. Si sale obliquando a sin. per rocce articolate fino a raggiungere una macchia di mughi (40 m), dalla quale, tenendosi leggerm. verso d., si raggiunge la cresta (40 m). Si segue l'esile cresta per c. 50 m e, al suo termine, per un canalino e roccette (70 m) si sale in vetta. 

Sviluppo 360 m; Il; ore 3.


Pubblicazione "Le Alpi Venete": autunno inverno 1987-1988, pag. 199, rubrica: Nuove Ascensioni / a cura di Fabio Favaretto

16

TORRE CRODON DI BRICA (top. proposto) c. 2200 m, per gola nord. - Ezio Migotto e Marco Sartori (Sez. Pordenone), 13 agosto 1987.

I e II; ore 2.

Dal Cason di Campoross, dopo esser passati sotto le pareti NE e N del Crodon di Brica ed aver scavalcato la cresta NO, si raggiunge la base della gola che separa la torre dalla vetta principale del Crodon di Brica. Si sale lungo la gola ghiaiosa interrotta da alcuni salti rocciosi (120 m; I e Il) fino a raggiungere la forc. fra il Crodon e la torre. Pochi metri di fac. Arrampicata permettono di salire ad una cengia che si segue verso d. (om.) ritornando in versante N, per il quale rapidam. in vetta.

I e II; ore 2.


Pubblicazione "Le Alpi Venete": autunno inverno 1987-1988, pag. 199, rubrica: Nuove Ascensioni / a cura di Fabio Favaretto

17

CRODON DI BRICA 2248 m, per gola nord. - Ezio Migotto e Marco Sartori (Sez. Pordenone), 13 agosto 1987.

I e II; ore 2. Discesa ore 1.

Dal Cason di Campoross, dopo esser passati sotto le pareti NE e N del Crodon di Brica ed aver scavalcato la cresta NO, si raggiunge la base della gola che separa la torre dalla vetta principale del Crodon di Brica. Si sale lungo la gola ghiaiosa interrotta da alcuni salti rocciosi (120 m; I e Il) fino a raggiungere la forc. fra il Crodon e la torre. Pochi metri di fac. Arrampicata permettono di salire ad una cengia che si segue verso d. (om.) ritornando in versante N, per il quale rapidam. in vetta.

I e II; ore 2. Discesa ore 1


Pubblicazione "Le Alpi Venete": autunno inverno 1987-1988, pag. 199 - 200, rubrica: Nuove Ascensioni / a cura di Fabio Favaretto

18

CIMA EMILIA 2369 m, per gola est. - Ezio Migotto e Mario Danelon (Sez. di Pordenone), 4 settembre 1987.

Sviluppo 250 m; II e III; ore 2.30.

Il versante E di Cima Emilia presenta una profonda gola che divide in due la parete: la via segue interamente tale gola. Si attacca tenendosi sulle rocce di sin. della gola; dopo 40 m (II, un pass. III) si giunge sotto una fascia di rocce strapiombanti che obbliga a traversare 20 m a sin. fino ad una cengia (Il); si sale in obliquo verso d. per rientrare nella gola superando così l'ostruzione (30 m, Il). Si continua per un diedro di 15 m (III) e poi per rocce più facili fino ad arrivare alla grande cengia (25 m; Il). Tenendosi sempre nella gola prima per ghiaie (40 m) e poi per una paretina grigia (20 m; Il) si perviene ad una terrazza ghiaiosa, dalla quale, obliquando verso d. sempre nella gola e superando un breve passo (III), si giunge ad una forcelletta (20 m). Si prosegue per scaglioni e roccette verso sin. guadagnando la vetta (40 m; I e Il).

Sviluppo 250 m; II e III; ore 2.30.


Pubblicazione "Le Alpi Venete": autunno inverno 1987-1988, pag. 196, rubrica: Nuove Ascensioni / a cura di Fabio Favaretto

19

PUNTA 2174 DI BRICA, per versante nord - Francesco e Davide Franz, Ezio Migotto (Sez. Pordenone), 15 settembre 1987.

Disl. 380 m; II e III; ore 3.

Da Forc. della Cresta (tra Cresta Brica e Punta 2174 di Brica; ore 2.30 dal termine della carrar. di V. Meluzzo salendo per la V. di Brica) si scende verso NO per c. 200 m fino ad una cengia, in parte erbosa all'inizio, che taglia verso O il versante N di Punta 2174 di Brica. Si segue detta cengia fino ad una conca rocciosa caratterizzata da una grande clessidra, ottimo punto di assicurazione per il primo tiro di corda. Si supera il muretto soprastante (III) raggiungendo una cengia, si obliqua a d. (30 m, I) fino ad una parete grigia svasata che offre 40 m di bella arrampicata su roccia solida (III). Si continua per un canale (III, Il) arrivando ad una cengia ghiaiosa. Si traversa a sin. 20 m e si continua per pareti articolate per c. 140 m (I, II, un pass. III-). Si traversa a sin. 30 m, si sale per rocce fac. 40 m (I), si piega ancora a sin. 20 m e per un canale, paretine e scaglioni si guadagna la vetta (70 m; I).

Disl. 380 m; II e III; ore 3.


Pubblicazione "Le Alpi Venete": autunno inverno 1987-1988, pag. 199, rubrica: Nuove Ascensioni / a cura di Fabio Favaretto

20

PUNTA 2174 DI BRICA, per lo spallone e la cresta Ovest - Ezio Migotto, Mario Danelon, Gianni Martin (Sez. Pordenone), 20 settembre 1987

Disl. 900 m (600 m lo spallone e 300 la cresta); da I a III la cresta; ore 6 complessive (3 + 3).

All'inizio della Val Postegae (c. 1200 m), lasciata la carrar. si sale prima per rado bosco e poi per un ghiaione fino all'imbocco del canale che separa q. 1570 dalle altre quinte rocciose del versante O di Punta 2174 di Brica. Si sale interamente il canale ghiaioso arrivando ad una forc. dalla quale si prosegue obliquando verso N per mughi fino a raggiungere un costone erboso. Si sale per il costone che diviene ben presto barancioso e piegando verso d. conduce sotto le rocce sommitali di q. 1921 (nel tratto barancioso c'è una traccia di seni. di cacciatori ricavato con taglio di mughi). Tenendosi in prossimità delle rocce, per erba e ghiaie, si arriva ad una forcelletta fra q. 1921 e q. 1938, dalla quale piegando a sin. e superando un costoncino, si scende nel canalone ghiaioso che separa q. 1938 da q. 1952. Si risale il canalone ghiaioso raggiungendo rapidamente la forc. fra le quote sopra citate. Qui termina lo spallone ed inizia la vera e propria cresta rocciosa O (ore 3). Si scende qualche metro nella gola in versante V. Postegae, si piega a sin. e si sale per un canale fin quasi alla forc. fra q. 1952 e la Punta 2174 di Brica. Si piega a d. e si sale fino a raggiungere il filo della Cresta O della punta. Si percorrono c. 180 m lungo le facili rocce della cresta (I e Il) arrivando ad una cengia. Si segue verso d. la cengia per c. 40 m (om.) arrivando sul filo di uno spigolo che offre 50 m di bella arrampicata su roccia solida (Il e III). Si continua per la facile cresta soprastante fino ad una forcellina con un caratteristico masso incastrato, dalla quale, obliquando verso sin., si sale per 40 m (II e III). Si continua altri 20 m per la cresta (I e Il), si scende ad un intaglio e da questo rapidamente si raggiunge la vetta.

Disl. 900 m (600 m lo spallone e 300 la cresta); da I a III la cresta; ore 6 complessive (3 + 3).


Pubblicazione "Le Alpi Venete": autunno inverno 1987-1988, pag. 199, rubrica: Nuove Ascensioni / a cura di Fabio Favaretto

21

PUNTA 2186 M DI BRICA, per parete Est (via di destra). - Ezio Migotto e Gianni Martin (Sez. di Pordenone), Gelindo Francescut (Sez. di S. Vito al Tagliamento), 10 luglio 1988.

Disl. c. 280 m, sviluppo c. 400 m; difficoltà dal I al III; ore 3.

La base della parete E della Punta 2186m di Brica è caratterizzata da due evidenti conoidi ghiaiosi; un terzo piccolo conoide si trova alla base del centro della parete; la via segue il canale-camino soprastante il conoide ghiaioso di d. e la successiva fac. parete baranciosa. Dal Cason di Brica in c. ore 0.40 si raggiunge l'attacco. Si sale interam. Il canale-camino (5 tiri di corda, c. 150 m; da I a III) arrivando ad una farcellina; su direttam. per le rocce soprastanti (pass. III) raggiungendo una zona di mughi; per fac. rocce a gradoni e baranciose (c. 90 m; I) si guadagna la cresta sommitale; dalla cresta (om.) si passa in versante O continuando orizzontalm. per c. 40 m, per poi salire lungo fac. rocce alla cresta che porta in vetta. Discesa: dalla cima verso S seguendo la cresta. Quando questa diviene impercorribile (salti rocciosi) si piega leggerm. a d. continuando a scendere per mughi e canali fino ad una caratteristica finestra rocciosa; ci si cala per altri c. 40 m e si arriva ad una piccola ma evidente cengia che porta verso sin. ad un canalone ghiaioso pochi metri sotto la forc. fra q. 2186 e q. 2169 di Brica; per il canalone si raggiunge rapidam. la forc. (Ore 1 dalla cima; I; è praticam. descritta in maniera più analitica la via E. Friedhuber e T. Hillinger del 1926 in discesa che può rappresentare una ottima via normale di salita).

Disl. c. 280 m, sviluppo c. 400 m; difficoltà dal I al III; ore 3.


Pubblicazione "Le Alpi Venete": autunno inverno 1989-1990, pag. 252, rubrica: Nuove Ascensioni / a cura di Fabio Favaretto

22

CIMA DEI PECOLI 2352 m, per il versante sud. - "Via della rampa" - Ezio Migotto, Mario Danelon (Sez. di Pordenone), 30 luglio 1988.

Disl. 450 m c.; difficoltà nei 35 m iniziali Il, poi I; ore 2.

Il versante S di cima dei Pecoli è caratterizzato nel suo tratto iniziale da tre rampe oblique rocciose e baranciose; l'it. segue la prima rampa (la più bassa) che si origina alla base del centro della parete ed il seguente sistema di canali e gradoni che conducono in vetta. Per il sentiero n. 359 si risale la Val Monfalcon di Forni fin sotto le rocce di Cima dei Pecoli; si procede verso d. passando le rocce di Cima dei Pecoli; si procede verso d. passando sotto un bellissimo diedro giallo (Via Franz) e continuando sempre verso d. per mughi e roccette si giunge all'attacco della prima rampa, rappresentato da un camino grigio (ore 2.30 dal Rif. Pordenone). Si sale per il camino (35 m; Il) e per la fac. rampa (150 m; I), si continua piegando leggerm. verso d. per i soprastanti canali e gradoni fino ad arrivare ad una cengia sotto una fascia di rocce più diff. Si evita il gradino roccioso seguendo la cengia verso d. in versante S sotto la cuspide terminale; per le fac. rocce di questa rapidamente si guadagna la cima. N.B. L 'it. è molto interessante dal punto di vista ambientale e panoramica, potrebbe rappresentare la Via normale di salita dal Rif. Pordenone, con discesa verso O al Porton di Monfalcon.

Disl. 450 m c.; difficoltà nei 35 m iniziali Il, poi I; ore 2.


Pubblicazione "Le Alpi Venete": autunno inverno 1988-1989, pag. 250, rubrica: Nuove Ascensioni

23

TORRE VACALIZZA 2020 m, per cresta Nord. - Mario Danelon e Ezio Migotto (Sez. di Pordenone), 7 agosto 1988.

Difficoltà I e Il.

L'it. segue la cresta N della torre ben evidente dall'inizio della V. Sandolar (Scandolér) in versante V. Cimoliana. Si segue il sent. segn. 380 che risale la V. Sandolar fino ai massi e ghiaie del torrente alla base del ghiaione terminale che porta alla Forc. Vacalizza (ore 2.30 dalla strada di V. Cimoliana). Si sale verso d. per ghiaie e passando sotto le rocce della parete E della torre per cenge baranciose e gradoni si raggiunge la cresta N (ore I). Si sale per la cresta fitta di mughi, usufruendo a volte di buone tracce di camosci, fino alla base di una torre molto evidente; si segue verso d. (O) una cengia fino ad un canale con un grande masso incastrato che separa la torre di cresta dalla cima; si sale detto canale (I) ed al suo termine si piega leggerm. verso d. e con due tiri di corda (70 m; Il) si guadagna la cima (ore 1.30 dall'attacco)

Difficoltà I e Il.


Pubblicazione "Le Alpi Venete": autunno inverno 1989-1990, pag. 252, rubrica: Nuove Ascensioni / a cura di Fabio Favaretto

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